Cos'è la Comedia Nova?
La Comedia Nova è il racconto in versi del ritorno di Dante nell'aldilà e la scoperta di un mondo nuovo e nuovi personaggi.
Dante viene riportato nel loco etterno sotto la guida illuminata di Voltaire, che lo presenta a personaggi che sono vissuti dopo la vita mortale di Dante: da Cristoforo Colombo a Neil Armstrong, da Leonardo a Christiaan Barnard, da Galileo a Margherita Hack.
Dante scopre che l'aldilà non è più organizzato nei tre tradizionali regni: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Ora vige tutta un'altra organizzazione ed un altro modo di intendere premi e punizioni.
La Comedia Nova è scritta seguendo lo stesso stile della Divina Commedia.
È un poema di dodici canti scritto in terzine dantesche (terzine incatenate di endecasillabi), con un linguaggio che si ispira a quello di Dante, ma non troppo.
Canto I
Il risveglio
Quivi incomincia la Comedia nova, ne la quale Dante si risveglia da lungo sonno per ritornare nel loco etterno e incontrare nuove genti e discovrire lo mondo cangiato. Leggi online
Canto II
Lo novo mondo
Nel canto secondo Voltaire racconta como e perché è cangiato lo mondo de le anime, il quale non ha più Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Canto III
L'ingresso
Il canto terzo tratta di como Dante intra ne lo mondo de le anime e inizia a vedere le prime cose strane.
Canto IV
L'antico duca
Nel quarto canto Dante incontra Virgilio, la prima guida sua, ma non accade quel che ei spera.
Canto V
I cercator di luoghi
Il quinto canto tratta de l’incontro con l’omini che non s’accontentaron del loco ove vivevano, ma disiarono conoscerne altri.
Canto VI
Lo mondo costruito
Quivi si tratta, ne lo canto sesto, di coloro che s’adoperarono a costruir cose ingegnose e maravigliose che stupiscono l’omo comune ed essaltano l’intelletto.
Canto VII
L'umano corpo
Il canto settimo narra di como gli uomini possono risanar lo corpo mortale in guise che a Dante appaiono malie.
Canto VIII
L'umana canoscenza
Canto ottavo, dove Dante incontra quei che non si sazian di sapere e che pur ragionan del ragionare.
Canto IX
Il divin legame
Nel nono canto si ragiona di dove Iddio sia locato ne l’animo de l’uomo e ne lo mondo mortale, se ancor Ei un posto ha.
Canto X
I curator dell'anima
Il canto decimo tratta di quei che de l’anima si curano e che con l’arte tengono vive l’emozioni che ciascun di noi per natura prova.
Canto XI
L'umana follia
Nel canto undecimo Dante apprende quanto l’uomo può divenir folle verso l’altro per pura ignoranza.
Canto XII
La gran visione
Il canto duodecimo e ultimo narra di quel che Dante vide a la fine del suo viaggio e come scoperse il novo ordinamento dei premi e delle punizioni.
Canto I - Il risveglio
Quivi incomincia la Comedia nova, ne la quale Dante si risveglia da lungo sonno per ritornare nel loco etterno e incontrare nuove genti e discovrire lo mondo cangiato.
Nel mezzo de li sonni lo migliore
fui da mano morbida toccato
che mi condusse fuor da lo torpore;
e ancor del dolce oblio inebriato
mi ritrovai per la selva proterva
che in passato avea già calpestato.
Oh qual paura memoria conserva
di tal loco selvaggio e aspro e forte
che tosto non m’accorsi di chi osserva.
Un omo dalle chiome ben ritorte
s’ergea innanzi a me con deferenza,
e con magno timor per la mia sorte
avvicinossi e fece canoscenza:
“O Sommo Vate, perdona l’ardire;
io non volea destarvi con veemenza,
ma è la terza volta, o mio sire,
che scotovi perché da lo torpore
possiate finalmente voi uscire.
Son’io, mio magnifico signore,
di Francia Arouet il giovinotto,
che ne lo nostro mondo peccatore
Voltaire mi fei chiamar, qual omo dotto.
Incarico mi fu testé affidato
dal Sommo Onnipotente, ed io di botto
precipitommi qui molto onorato,
e a l’occhi mei creder non potea
quando vi scorsi quivi qual beato
dormir sopra l’ignuda madre Gea.
Portar vi debbo io ne lo mondo
di color che Iddio, che tutto crea,
a Sé chiama secondo per secondo.”
Guardai con stupor l’omo gentile
che di guidar avea il divin pondo
e con fare incerto ed infantile
gli dissi: “O guida, o mia speranza,
perdona la domanda sì puerile,
ma io, nella mia somma ignoranza,
il nome tuo giammai ebbi ad udire.
Colui che mi guidò con padronanza
tra l’altre genti pria del mio dormire
Virgilio fu, di Mantova il poeta;
su dimmi, mio signor, qual impedire
s’oppose al raggiunger questa meta
pel vate mio maestro e per qual fine
debb’io tornar con visit’inconsueta?”
Sorrise con movenze sopraffine
quel nobile messer e con pazienza:
“Mio sire” disse “ancor oltre il confine
de’ vivi andar potete, ma ahimè senza
lo sommo Virgilio oramai stanco.
L’età avanzata e la lunga presenza
e le cambiate cose per financo
meritar gli fecer’l giusto riposo
dell’omini anziani dal capo bianco.
Per quel che riguarda, vate glorioso,
la conoscenza vostra del mio nome,
ai vostri orecchi esso era ascoso
ché nacqui appresso a voi e così come
tant’altra gente fui desideroso
de la Comedia vostr’udir le crome.
E pel quesito vostro desioso
di conoscer lo scopo dell’andare,
il Sommo Onnipotente e Generoso
v’invita acché veniate a constatare
li cangiamenti enormi apportati
de’ trapassati al mondo e poi tornare
a quello de li vivi disgraziati
per raccontar le cose che vedrete
e furon ne li secoli passati”.
Repente di saper mi venne sete
e come la mia guida al fin si mosse
le fui dietro, e voi mi seguirete.
Così gimmo a veder qual nova fosse.
Inviaci un messaggio
Per comunicare con noi, compila il seguente modulo.